LEONE

“Io sono il migliore”

Pianeta domicilio: Sole

Pianeta esaltazione: Pianeta Y

Elemento: Fuoco

Genere: Maschile

Mito: Eracle (Ercole)

Con il segno del Leone rincomincia per la seconda volta il giro degli elementi. Il Leone è infatti il secondo segno dell’elemento fuoco; segue, difatti, l’Ariete e precede il Sagittario. Come avrete notato, la sequenza elementale è sempre la stessa: si parte con il fuoco, per poi proseguire con terra, aria ed infine acqua.

In questo segno, tutto il lavoro di introspezione, ricerca di sé e solitudine effettuato dal segno del Cancro ha dato i suoi frutti. Il Leone esce infatti da ogni tipo di schema protettivo e di bunker in cui si era rinchiuso il simbolo precedente. Si presenta al mondo per quello che è: forza ed energia pura, luce quasi accecante, vitalità. Il Leone si sente il migliore di tutti, e su questo non si può discutere; il suo ego è immensurabile. È sicuro di sé, non ha paura di mettersi alla prova. In questo mondo, al carattere Leonino non serve nulla; e nel caso in cui dovesse servirgli qualcosa, ha la forza per andare a prenderselo, senza farsi intimorire o frenare da niente e nessuno.

Ma il Leone è davvero così sicuro di sé? Cosa si nasconde dietro a tutta questa fierezza e potenza?

Prima di iniziare a rispondere a queste due domande e prima di addentrarci ancora di più nelle simbologie Leonine, andiamo a dare una rapida occhiata a quello che è il mito legato a questo segno.

Eracle, Ercole per gli antichi romani, era figlio di Zeus, il più importante e potente Dio greco dell’Olimpo, ed Alcmena, una donna mortale. Il concepimento di Ercole avvenne con l’inganno; secondo il mito, infatti, Zeus ingannò Alcmena prendendo le sembianze di suo marito Anfitrione che in quel periodo era impegnato in una guerra. Poco dopo la nascita del figlio, Zeus – per proteggerlo – decise con un sotterfugio, messo in atto poi da Ermes sotto istruzioni del Dio stesso, di far sì che il piccolo Ercole ricevesse del latte divino da sua moglie Era, conferendogli così la forza sovrumana che gli permise di sconfiggere qualsiasi nemico gli si sarebbe presentato.

Essendo figlio illegittimo di Zeus, Ercole dovette affrontare fin da subito l’ira di Era, in quanto la sua stessa esistenza era prova dell’ennesimo tradimento del marito. Era, decisa a porre fine alla vita del piccolo Ercole, una notte mise due serpenti velenosi nella stanza in cui riposava; svegliati dal suo pianto, i due genitori corsero in suo soccorso, facendo così in tempo a vedere il bambino che strangolava con una sola mano i due rettili. Per tutta la sua infanzia, Ercole venne addestrato grazie al padre adottivo Anfitrione che, convocando da varie parti della Grecia i migliori maestri, lo istruirono in varie discipline come la medicina, chirurgia e tiro con l’arco. Venne inoltre addestrato da Castore all’uso della spada e delle armi; ma la disciplina in cui si contraddistinse di più fu quella del pugilato, insegnatagli da Autolico. Questo addestramento, unito alla sua forza divina, gli permise di affrontare svariate avventure, tra cui “le dodici fatiche”, di cui forse la più famosa è lo scontro con il Leone di Nemea. Qui, Ercole affrontò a mani nude il temibile leone che terrorizzava da tempo la città di Nemea. Questo scontro si può osservare anche sotto chiave psicologica, dove Ercole, come Uomo-Leone-Individuo, combatte, vince ed assimila (Ercole userà poi le pelli del Leone di Nemea come tunica e il cranio svuotato come elmo) il suo lato Leone-istinto.

L’individuo Leone nell’arco della sua intera esistenza si ritroverà a sottoporsi ad una serie di dure prove, come Ercole, che per diventare più forte di se stesso ha dovuto rivestirsi appunto della pelle del leone di Nemea. Ed il punto è proprio questo, che il Leone con quella pelle non ci nasce, sulla sua strada troverà a sua volta un Leone da vincere e piegare, prima di potersi dire davvero Leone fino in fondo. Per divenire davvero nobile, dovrà sfidare la morte; e la morte per il Leone è proprio la potenza di quell’Ego che lo avvolge e che solo davanti alle difficoltà si potrà dire se è fatto di sostanza o se è solo illusione.

Fino ad ora si è affrontato il simbolo al maschile, ma come si trasforma tutta questa forza, tutto questo ego e tutta questa energia nell’accezione femminile del segno?

La Leonessa è orgogliosa, fiera e prorompente. Non abbassa la testa e non scende a compromessi con il maschile; vuole essere accettata per quello che è senza mai snaturarsi. Si mostra sempre per quello che è e anche di più. Ha una natura calda, appassionata, travolgente e capace di trasmettere la sua carica a chi le sta attorno. È il femminile più in sintonia con il calore estivo e il fuoco travolgente di questo segno. È un femminile forte, libero ed indipendente; il segreto della sua bellezza si trova proprio qui, nella sua totale libertà nell’essere se stessa senza incertezze.

Sia al femminile che al maschile, questo segno arde di passione. Quando il desiderio ha campo libero, è quasi ingovernabile. Non collegano mai l’amore alla ragione logica; i sentimenti per loro devono essere come una deflagrazione, un incendio, fuochi d’artificio. Al maschile, il Re rimane un uomo molto tradizionale, salvo eccezioni date

dal posizionamento di Luna e Venere all’interno del tema natale. Cerca una persona che non trasformi la relazione in una guerra di potere, ma che sappia tenergli testa nei momenti critici. Al femminile, la Regina difficilmente accetta ruoli e definizioni che alla lunga porterebbero alla sua infelicità; salvo posizionamenti soprattutto di Venere nei vicini Cancro o Vergine. È passionale, provocante e carismatica; sa di non avere nessuno al di sopra di sé. È libera di non dar conto a nessuno delle proprie passioni e dei propri amori.

Come abbiamo visto, il simbolo Leone impronta la maggior parte della sua esistenza sulla forza, sull’ego. È il Re o la Regina, e sa di esserlo. Ma il Leone può essere molto di più di tutto ciò. A tal proposito, chiudo con una citazione dell’astrologo Marco Pesatori e del suo libro “Segni”:

“Nel Leone evoluto, la luce diventa irradiazione di forza e saggezza che con generosità trasmette e dona. Il carattere riesce a recuperare tutta la sensibilità del segno precedente (Cancro) e a conquistare già la freddezza, la pazienza e l’intelligenza capace di ascolto del segno successivo (Vergine). Anche se il suo carisma mette soggezione, il maestro del Leone interviene duramente solo di fronte a fatti di eccezionale gravità. Quando è il momento dell’intervento perentorio, la zampata è però secca e basta vederne l’ombra per mettersi in riga, senza che debba sprecare troppe parole.”

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